SPE - SPAZIO PERFORMATICO ED ESPOSITIVO GIOV-DOM ORE 14.00-18.00
18 MAGGIO - 29 SETTEMBRE 2013
Pablo Rubio
Estados indefinidos para una existencia
A CURA DI ANTONIO ARÉVALO
PRIMA - INAUGURAZIONE: SABATO 18 MAGGIO ORE 11.00-23.00
Rappresentare la memoria di coloro che hanno lasciato un segno del loro passaggio nel mondo attraverso leggere tracce sbiadite, ombre illusorie, luoghi sotterranei e ritratti ano- nimi; utilizzare le cose a loro appartenute: lettere, vestiti, chiavi, oggetti, in una grande installazione, per la creazione di un quasi trattato sugli “Stati indefiniti per un’esistenza”. Non parole, ma una grande installazione in cui l’artista Pablo Rubio (Cordoba, 1974) crea nuovi spazi dell’immagine attraverso le diverse trame come in una parafrasi, un’accumulazione, un carrousel.
Un lavoro intimista che mira a costruire uno spazio sacro, individuale e collettivo, un non-luogo mentale e simbolico, che ha bisogno di sguardi che lo abitino, lo occupino fino a farlo riapparire, una sorta di palinsesto (da pálin psestòs, “raschiato di nuovo”, riferito all’uso di raschiare via le vecchie scritture dai papiri prima di riutilizzarli), che rivive attraverso tracce e brandelli di memoria. Frammenti legati alla vita della casa che fu, le cui porte compongono una soglia chiusa da mura di oblio, soglia che è sia separazione sia possibilità di un’alleanza di unione, di riconciliazione. Pablo Rubio ha bisogno di fare domande incerte sul tempo. Ci parla di un luogo per il quale siamo stati scelti e in cui il nostro sguardo deve divenire profondo, un rifugio dall’assenza e dal dolore, il luogo della speranza e l’infanzia recuperata, un luogo in cui convivono gli interrogativi e gli istanti segreti, le memorie e le architetture ingarbugliate. L’artista tenta di ordinare il caos, perché le nostre voci di viventi sono spesso assordanti, devianti...Troppe. Perché quello che si vuole abitare non è un corpo nuovo, ed è necessario entrarvi in silenzio, per dare modo agli oggetti e alle parole sospese di creare nuove geografie, altri luoghi, mappe e radici sconosciute. La non luce si fa densa e la penombra precipita verso di noi, le carte e le tavole che aspettano sotto, scarsamente illuminate, affogano e diventano stalagmiti, colonne in cerca di un cielo, che non è altro che superficie. Le pagine che trattengono i ricordi e conformano la memoria collettiva si svincolano dal corpo della storia, sono precipitate irrimediabilmente verso il pavimento. Perché, come ha detto Guillén, “ la cosa più profonda è l’aria”.
Antonio Arévalo
Pablo Rubio - Estados indefinidos para una existencia