Archivio Cultura
Della morte e del morire
performance / concerti / installazioni / mostre incontri / laboratori e teatro ragazzi
SETTEMBRE 2018-DICEMBRE 2019
L’Associazione Culturale Dello Scompiglio propone - da settembre 2018 a dicembre 2019 - la stagione Della morte e del morire, incentrata sull’individualità in relazione alla morte e, più specificamente, alle sue tre dimensioni: la dimensione socio-politica (l’eutanasia, l’aborto, il suicidio, la pena di morte o le morti accidentali come conseguenza di conflitti o disastri naturali), la dimensione ideologica (l’ateismo, l’agnosticismo e i credi religiosi, esoterici e mistici sulle possibilità di vita dopo la morte) e la dimensione celebrativa (gli aspetti relativi ai diversi rituali funerari e all’elaborazione del lutto).
La rassegna comprende i vincitori del Bando internazionale rivolto ad artisti in ogni declinazione delle arti - che ha visto la partecipazione di oltre cinquecento progetti - accanto alle creazioni e alle produzioni della Compagnia Dello Scompiglio, agli incontri, alle mostre e agli spettacoli ospiti.
Assemblaggi Provvisori
una stagione multidisciplinare e eterogenea incentrata sull’individualità in relazione e/o in conflitto con il genere
performance / concerti / installazioni / mostre / incontri / laboratori e teatro ragazzi
11 MARZO 2016 - 11 GIUGNO 2017
L’Associazione Culturale Dello Scompiglio presenta Assemblaggi Provvisori: mostre, installazioni, performance, concerti, incontri, teatro ragazzi e laboratori, incentrati sull’individualità in relazione e/o in conflitto con il genere e sull’assenza di causalità e coincidenza tra il sesso biologico, la mascolinità-femminilità e l’orientamento sessuale.La programmazione, che ha raccolto anche i progetti vincitori del bando internazionale, indetto a gennaio 2015 e rivolto a tutti gli artisti in ogni declinazione e ibridazione delle arti, si è sviluppata da marzo 2016 a dicembre 2017.
In che modo le convenzioni, le costruzioni sociali e culturali, interferiscono con l’identità? Fino a che punto la tradizione, gli stereotipi del linguaggio, dell’educazione, dei gesti, dello stile, dei costumi o degli approcci influenzano e forse mascherano chi siamo, come ci presentiamo, che tipo di relazione instauriamo con l’altro e che ruolo ricopriamo nella società? Come possiamo scompigliare questi stereotipi o creare linguaggi che trascendano la dicotomia maschile/femminile e l’atto stesso della rappresentazione?
Assemblaggi Provvisori è un tentativo di instaurare il senso del dubbio, di rinunciare alla sicurezza dell’appartenenza e di agevolare il movimento tra le diverse tonalità e i diversi cromatismi, attraverso progetti e appuntamenti che potranno mettere a fuoco aspetti socio-culturali, antropologici, biografici e autobiografici.
Sui Generis
Rassegna di Performance
a cura di Eugenio Viola e Angel Moya Garcia
con Luigi Presicce, Ruben Montini, Pauline Boudry/Renate Lorenz, Yan Xing, Alexandra Pirici e Manuel Pelmuş, Rosy Rox, Carlos Motta, Eddie Peake, Karol Radziszewski, Miguel Gutierrez e Regina José Galindo
Marzo – Luglio 2016
La rassegna di performance Sui Generis, a cura di Eugenio Viola e Angel Moya Garcia, ha indagato la complessità concettuale legata al genere, nell’ambito della stagione che l’Associazione Culturale Dello Scompiglio ha dedicato a questa tematica.
L’espressione latina “sui generis” (letteralmente: di un genere suo proprio), è noto, deriva dal linguaggio della filosofia scolastica, ed è solitamente utilizzata per sottolineare l’atipicità di un soggetto o di un argomento trattato. D’altronde, come relazionarsi, oggi, ai delicati e complessi concetti legati all’identità e al genere? È ancora necessario discuterne, senza rischiare di rinchiuderli negli schemi di un’ideologia, di un ordine normativo che li costringa all’interno di un panorama di possibilità già stabilito? Come affrontarli nelle loro molteplici implicazioni etiche, politiche, sociali, culturali, antropologiche, religiose, immaginarie e simboliche? Quali, infine, gli spazi per un discorso critico che abbracci, in un’ottica tesa alla co-esistenza delle differenze, i diversi fenomeni che abitano la galassia concettuale legata al genere, come eteronormatività, femminismo, corpo, identità, egualitarismo di genere e le loro relative de-generazioni?
Il termine “genere”, è noto, rinvia a un’identità sessuale svincolata dalla differenza biologica tra i sessi ed è utilizzato per distinguere sia i significati sociali connessi a questa differenza, sia le relative proiezioni simboliche e le conseguenti rappresentazioni culturali che ne derivano. Di conseguenza, gli studi di genere, o gender studies, rappresentano un approccio interdisciplinare estremamente eterogeneo, un ambito di studi molto discusso ed in costante evoluzione. Non a caso, lo stesso concetto di “genere” è soggetto a numerose variabili, determinate dalle aree geo-politiche, dai periodi storici e dai contesti socio-culturali di appartenenza.
Le cosiddette “teorie di genere” continuano ad infiammare il dibattito politico e culturale, raccogliendo istanze diverse, dalla filosofia alle scienze sociali, che intercettano sia le teorie femministe, legate al discorso sull’egualitarismo di genere, sia i dibattiti politici relativi all’omofobia e il diritto di autodeterminazione per le persone transessuali ed intersessuali, incontrando le istanze della variegata galassia LGBTI e problematizzando quanto è dato per “naturalmente” e biologicamente accettato. Non stupisce, dunque, che il discorso legato al genere metta in questione il ruolo della tradizione, degli stereotipi, del linguaggio, dell’educazione, dei gesti, dello stile, dei costumi o degli approcci relazionali, provocando posizioni reazionarie che ergono barriere di violento scontro ideologico e ondate di rinnovata intolleranza che spesso animano il dibattito pubblico.
Basti vedere, a mero titolo esemplificativo, le recenti vicende legate alla politica italiana, nello specifico le polemiche reazionarie legate alla discussione sul disegno di legge, che introduce, cercando di colmare un vuoto legislativo che ci fa essere tra gli ultimi in Europa, le unioni civili tra persone dello stesso sesso. Per questi motivi, dunque, il discorso sul genere rimane ancora una questione di perenne attualità stringente. Partendo da questi, non facili, presupposti, Sui Generis si è approcciato a questo tema, indagandolo sia nella sua ambiguità semantica sia nelle relative forme, stilistiche e mediatiche, adottate dagli artisti per analizzarne le continue trasformazioni. Viviamo una contemporaneità che testimonia il paradosso di una vasta produzione teorica legata al genere e alla sua normativizzazione, contrapposta ad una realtà attraversata da vecchi e nuovi settarismi che si nutrono dell’odio, del pregiudizio e della paura nei confronti di tutti quei soggetti considerati “diversi” e per tutto ciò che fuoriesce dalle convezioni sociali o dalle pratiche consensuali che delineano i confini della cosiddetta normalità. Da un lato un approccio sorretto dalla genetica e dalle biotecnologie che interpreta il genere in un’accezione neutra, alla stregua di un “assemblaggio provvisorio”, poroso e multicodico, all’incrocio di identità molteplici, sospese tra sociale, biologico e simbolico; dall’altro un’attitudine pratica votata all’omologazione e al controllo, imposta o inculcata attraverso la manipolazione, l’orientamento, le influenze o le alterazioni del quotidiano e misurata in base a determinati parametri sociali o culturali, quali il linguaggio, l’educazione, i gesti o i costumi.
Considerando queste premesse, Sui Generis ha proposto il lavoro di artisti la cui pratica, legata al corpo e alla performatività, presenta prospettive di ricerca eterogenee, che investono problematiche legate all’identità e al genere e la loro rappresentazione offerta dai media. Artisti diversi per sensibilità, declinazione e poetiche, che ribaltano concezioni socialmente acquisite e acriticamente performate, ribadendo le ragioni di un pensiero della differenza che sappia delineare, da punti di vista diversificati, un discorso sull’uguaglianza, di genere ma non solo, in grado di tracciare possibili vie di comunicazione tra universi apparentemente contrapposti, verso un riconoscimento dell’uguaglianza che è, allo stesso tempo, pieno riconoscimento della differenza, affrontando, senza pregiudizi, il tema della relazione, dell’incontro e della gestione dell’alterità, non soltanto sessuale e di genere, ma anche culturale, etica, religiosa, sociale e politica.
I can reach you (from one to many)
Bianco-Valente, Claudia Losi, Valerio Rocco Orlando
A CURA DI DARIA FILARDO, PIETRO GAGLIANÒ E ANGEL MOYA GARCIA
3 OTTOBRE 2015 - 28 FEBBRAIO 2016
I can reach you (from one to many) propone una riflessione sull’incontro, osservato sul piano linguistico, emotivo, relazionale e politico.
Gli artisti coinvolti condividono un fattore comune nella declinazione delle relazioni tra i corpi, i pensieri, le culture, le comunità, e nel corso di diversi periodi di residenza alla Tenuta Dello Scompiglio, hanno concepito tre progetti che tra ottobre 2015 a marzo 2016 prenderanno forma in dialogo con il contesto, sviluppandosi anche per tappe successive, con incontri, dislocazioni, ricentramenti.
I can reach you nasce come una meditazione collettiva sviluppata fra gli artisti e i curatori, si sviluppa a partire dai lavori presentati in occasione dell’inaugurazione, e procede verso orizzonti successivi con una rete di appuntamenti.
Bianco-Valente presentano un'installazione ambientale che abita il grande spazio espositivo: Frequenza Fondamentale ci immerge in un luogo allo stesso tempo lontanissimo e interiore, siderale e intimo. L’installazione mette insieme una variazione di luci e una gamma di suoni che muovono lo spazio evocando massa e velocità di rivoluzione dei pianeti del sistema solare. Bianco-Valente creano un’esperienza pulsante e immersiva, che porta il visitatore a muoversi, a cercare una posizione, ad avvertire una risonanza dentro il corpo e fuori fra i corpi.
Dove il passo di Claudia Losi concentra in un’opera in divenire la pluralità delle esperienze dell’artista nel corso del suo viaggio a piedi, da Piacenza allo Scompiglio. Il camminare viene interpretato come atto conoscitivo in cui vengono individuati luoghi di senso (landmark), assunti come tali per proprie caratteristiche fisiche o per eventi, anche remoti, di cui recano traccia: punti di densità geografico-emotiva lungo i quali corrono esperienze percettive (il colore, il tempo, la distanza, la fatica) e narrazioni raccolte dalla propria storia o da altre voci raccolte in viaggio.
Una domanda che cammina di Valerio Rocco Orlando è uno studio incentrato sui temi del pellegrino e dell’ospitalità come istanze relazionali, e si sviluppa come un’installazione che, nel corso di diverse tappe, disvela gradualmente il processo di costruzione dell'opera rendendo il pubblico partecipe della drammaturgia del lavoro. La prima tappa, in occasione dell’inaugurazione alla Tenuta Dello Scompiglio, impegna l’artista in un laboratorio rivolto a una persona per volta, teso a definire i contenuti per i futuri passaggi, a Lucca e Altopascio, dove l’installazione verrà presentata nella sua forma definitiva.
Nello svolgimento di questo programma, che combina il disegno curatoriale con le visioni degli artisti, lo spazio della mostra si dilata geograficamente, ampliandosi oltre i confini della Tenuta Dello Scompiglio e si moltiplica nel tempo, richiedendo nuove verifiche al cospetto del pubblico.
Bianco-Valente
Giovanna Bianco è nata a Latronico (Potenza) nel 1962, Pino Valente è nato a Napoli nel 1967. Vivono a Napoli. Attivi dal 1995, lavorano prevalentemente con i nuovi media. La loro ricerca si rivolge all’indagine di temi che pongono in rapporto arte e scienza: il corpo umano nella sua totalità (mentale-immateriale/corporeo-biologico molecolare), la percezione umana e lo spazio-tempo, la memoria.
Claudia Losi è nata a Piacenza nel 1971. Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Bologna e presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Partecipa a workshops e periodi di studio in Italia e all’estero. La sua ricerca si focalizza sul rapporto dell’uomo e l’ambiente che lo circonda e sulle relazioni tra l’individuo e la collettività.
Valerio Rocco Orlando, nato a Milano nel 1978, dopo una laurea in Drammaturgia all’Università Cattolica di Milano e un master in Regia alla Queen Mary University of London, ha iniziato il suo percorso artistico componendo articolate installazioni, video, film, fotografie e libri d’artista che, in bilico tra dialogo corale e ritratto intimista, mettono in scena la relazione tra individuo e comunità, allo scopo di esplorare e ripensare il senso di appartenenza nella società contemporanea.
Made in Italy 3x1
DIREZIONE ARTISTICA DI ANTONIO CAGGIANO
FEBBRAIO-LUGLIO 2015
Il Made in Italy, uno dei marchi più importanti al mondo, è sicuramente l’elemento distintivo dell’Italia e un sinonimo di qualità e di eccellenza. È risaputo che in tempo di crisi, anche per i grandi marchi, si ricorre ai saldi per tentare di svuotare i magazzini strapieni di merce e per provare a rilanciare l’economia. In realtà nel settore dell’industria culturale italiana, in crisi perenne, si opera sempre in regime di saldi e gli addetti ai lavori sono costretti a fare i salti mortali per poter sopravvivere e promuovere l’immenso patrimonio artistico italiano.
Made in Italy 3x1, provocatoriamente, vuole rimarcare la precarietà del settore artistico e l’eroicità di chi opera in questo campo, e contribuire alla ricerca e alla valorizzazione di artisti e realtà italiane musicali importanti, trascurate se non dimenticate. La rassegna prevede sei concerti di generi musicali differenti rappresentativi della creatività e della genialità italiana, alcune proiezioni e incontri con giornalisti, scrittori, registi e musicisti, esperti del settore. Ogni serata è concepita come un “espositore” virtuale che mostra le diverse sfaccettature dei “gioielli italiani”. Si parte con una giornata omaggio alla genialità del singolo artista, Massimo Urbani, considerato da molti come il più grande jazzista italiano di sempre, con la proiezione di un documentario a lui dedicato, un incontro ed un concerto che vede impegnati alcuni dei suoi più illustri compagni di viaggio. Il secondo appuntamento con l’Ensemble Odhecaton è dedicato alla polifonia italiana. In quest’occasione si esegue la Missa defunctorum a 4 voci e basso continuo, c. 1717, opera inedita di Alessandro Scarlatti. Il primo dei due concerti-portrait, che vede come protagonista Alter Ego, ci conduce alla terza serata in cui si propongono opere dedicate all’ensemble da grandi compositori, con un omaggio a due maestri italiani scomparsi: Fausto Romitelli e Stefano Scodanibbio. Voces Intimae presenta il concerto Musicisti italiani a Londra e loro protégé, che testimonia l’internazionalità e la vitalità dei compositori e della musica italiana e la loro capacità di creare scambi virtuosi con i colleghi di altri paesi. L’improvvisazione è il tema del quinto appuntamento, che vede impegnati musicisti affermati e giovani promesse che confluiscono nella Aexionorchestra di Napoli. La rassegna si conclude con il secondo concerto-portrait dedicato ad Ars Ludi, ensemble di riferimento della ricerca elettroacustica degli anni ’80-’90 in Italia. A marcare il carattere di internazionalità della musica italiana è la presenza delle opere di grandi compositori stranieri che hanno avuto un rapporto privilegiato con i musicisti presenti in questa rassegna e con il mondo musicale italiano.
Nuovissimo
Rassegna sul Cinema Latinoamericano Contemporaneo
a cura di José Gatti e Suzy Capó
Quali novità si prospettano nel cinema latinoamericano? Oggi assistiamo ad un vero e proprio boom di film provenienti dall’America Latina con nuovi registi alla ribalta nei festival internazionali, film che ottengono incassi elevati, autori che fanno notizia per la loro celebrità. Ma la cosa forse più sorprendente rispetto al riconoscimento internazionale è come il cinema latinoamericano sia riuscito a (ri)conquistare il pubblico nazionale, che dagli anni Ottanta si sottraeva ai film “di casa”. Che cosa è successo? Che cosa si è modificato nello scenario latinoamericano? I cambiamenti sono forse dovuti alla crescita economica (in parte effettiva, in parte esagerata) di cui hanno goduto i paesi dell’America Latina negli ultimi dieci anni? O piuttosto sono attribuibili al progresso tecnologico, che ha reso più accessibili e meno costosi i processi legati alla produzione cinematografica? Per non parlare delle nuove leggi, che dovrebbero tutelare le produzioni locali e garantirne l’accesso al pubblico. Sarebbe sciocco cercare una risposta unica a queste ipotesi, ma è possibile tuttavia individuare alcune possibilità.
Per rispondere ad alcune di queste problematiche l’Associazione Culturale Dello Scompiglio presenta una rassegna sul cinema latinoamericano contemporaneo che prevede 8 appuntamenti con un totale di 16 proiezioni e che sarà accompagnata da una serie di incontri, tavole rotonde e osservatori critici.
Mozart, così fan tutti
Dopo la rassegna Tradizione ed individualità, la programmazione musicale Dello Scompiglio prosegue da novembre a giugno con un progetto che ruota intorno alla figura di Mozart. Artista straordinario e il più universale dei musicisti, la sua grande popolarità lo ha fatto sempre dipingere come un genio istintivo, infantile, completamente chiuso nel suo mondo. Certamente irriverente ma in modo del tutto primitivo. Una visione schematica contraddetta dalla sua stessa esistenza, che ha mostrato un personaggio anticonformista e scomodo che ha vissuto secondo gli ideali di libertà e di uguaglianza. Anticlericale, ma con un forte senso di sacralità della vita, libertario, ma con una forte avversione verso la guerra. Mozart è stato un artista capace di dare alla nostra epoca una grande lezione di modernità. Lezione che ha reso la sua figura di artista sempre più attuale ed ha portato il pubblico ad un ascolto più cosciente e maturo della sua musica.
Mozart, così fan tutti, che altro non è che un gioco di parole sul titolo dell’ultima delle tre opere italiane del compositore salisburghese, è una rassegna in cui, nel gioco dello scompigliare, molti artisti provenienti da ambiti diversi sono invitati a confrontarsi con i temi che hanno caratterizzato il percorso culturale e personale di Mozart. La programmazione degli eventi si sviluppa su tre direttrici: opere mozartiane, opere di compositori di epoche diverse dedicate a Mozart ed “esperimenti” di artisti di aree musicali differenti che si confrontano col paesaggio sonoro mozartiano, si ispirano ai principi che hanno accompagnato l’uomo nella sua esistenza, cercando, come è consuetudine Dello Scompiglio, di superare i rigidi schemi delle categorie tradizionali. (Antonio Caggiano)
In Relazione
Un percorso itinerante e interdisciplinare, che si snoda negli spazi esterni e interni Dello Scompiglio. Il percorso, incentrato sulle dinamiche interpersonali, porta a conoscere luoghi e panoramiche inusuali con installazioni intime, luoghi di riflessione, relazioni sociali inedite e una mostra fotografica.
Solitudine da Camera
INSTALLAZIONI DI CECILIA BERTONI E CLAIRE GUERRIER CON CARL G. BEUKMAN
Un lungo percorso di scambi, di confronto e di concretizzazione formale, iniziato nel 2011 nella stanza delle vasche con Camera #1 e continuato nel 2012 fra le colonne con Camera #2, si conclude in un piccolo metato immerso nella natura della Tenuta con Camera #3.
Camera #3
2014
Un piccolo metato monolocale, immerso nella natura della Tenuta, diventa una stanza da letto in cui il visitatore viene invitato ad immergersi in una prigionia allegorica per allontanarsi dal quotidiano e addentrarsi in un universo pieno di rimandi, di evocazioni, di ricordi, di paure e di sogni di due donne racchiuse nella propria solitudine. Ognuna interpreta questa solitudine in funzione del proprio carattere e del proprio vissuto, dando vita a una prigione intesa non come elemento di controllo o di punizione, bensì come la concretizzazione di un angolo dove rifugiarsi del passato, accettare il presente e anelare il futuro. Una proliferazione di elementi in Cecilia Bertoni e la frammentazione del proprio corpo in Claire Guerrier diventano catarsi intime quanto esplicite delle proprie ossessioni, delle proprie paure, dei propri ricordi e dei propri aneliti.
Camera #2
2012
In Camera #2 l’ospite potrà entrare e vivere in una stanza imbastita frammentariamente dai segni e dalle tracce di due donne con le loro voci d’intimità e solitudine. La curiosità del visitatore diventa lo strumento decisivo per svelare e scoprire quello che si cela negli strati della stanza e partecipare al contrasto tra le due identità e il loro modo di relazionarsi. I suoni e rumori di Carl G. Beukman, che utilizza le voci delle artiste, creano un contrasto netto con i suoni circostanti, lasciando al visitatore stesso la facoltà di accenderle o spegnerle.
Camera #1
2011
2 donne-2 solitudini, intrecciano memorie del passato, aneliti del futuro, in frammenti che divengono gli arredi di una piccola stanza. Con suoni e rumori Carl G. Beukman crea nello spazio un’ulteriore dimensione.
Presso la libreria dello SPE è disponibile il libro di Cecilia Bertoni Solitudine da Camera #1, #2, #3, che racconta attraverso disegni, fotografie e testi il percorso realizzato dai tre artisti, con testi critici di Andrea Domesle e Angel Moya Garcia.
Sedeo Ergo Sum – Siedo Dunque Sono
RASSEGNA DI CATERINA PECCHIOLI
Caterina Pecchioli invita lo spettatore a un percorso negli spazi interni ed esterni della Tenuta Dello Scompiglio dove, attraverso una serie di lavori interdisciplinari tra scultura, fotografia e installazione, introduce lo spettatore nel mondo delle dinamiche interpersonali. Leitmotiv dei diversi lavori è l’oggetto sedia utilizzato come simbolo di relazione sociale. La rassegna sfrutta la natura di questo oggetto e la posizione del corpo in relazione ad esso, per stimolare una maggiore consapevolezza sulle dinamiche relazionali e su come esse siano influenzate da minimi spostamenti fisici e spaziali. La rassegna comprende l’installazione interattiva Coreografia Sociale, la scultura Sedia-Fossile, Dinosediasauro nel parco e la mostra fotografica Sedeo Ergo Sum che dà il nome al percorso espositivo.
In sosta
INSTALLAZIONE PERMANENTE DI FERNANFO MARQUES PENTEADO
2014
Il lavoro, che si inserisce tra gli interventi di natura permanente negli spazi esterni della Tenuta Dello Scompiglio, ha coinvolto molti collaboratori Dello Scompiglio attraverso il ricamo, la costruzione degli oggetti e il disegno del giardino intorno alla sosta. Uno spazio di condivisione, in cui si mette in discussione l’autorialità dell’opera, che ruota intorno alla figura della panchina come archetipo della sosta di riflessione, d’incontro e conoscenza del sé. L’artista brasiliano ci parla di un’attesa, di un istante di raccoglimento in cui il visitatore è invitato ad aspettare, a trattenersi per un attimo, a fermarsi per riflettere, per guardare, per osservare, per leggere o per toccare.
Almas lejanas/Almas de distância
Rassegna di Video Arte Latinoamericana
a cura di Fabrizio Pizzuto e Angel Moya Garcia
1 FEBBRAIO - 6 APRILE 2014
A partire dal lavoro Beloved, incentrato sulle radici, di César Meneghetti si sviluppa un percorso sullo sguardo latinoamericano, attraverso una rassegna di videoarte che prevede un totale di 11 appuntamenti con la partecipazione di 6 artisti latinoamericani, taluni residenti in Europa, e 5 realtà dedicate alla videoarte d’oltreoceano, alcune con sede in Europa e altre in Sudamerica.
La rassegna Almas lejanas/Almas de distância tuttavia non è incentrata sulla nostalgia ma sull'appartenenza. Il ragionamento video degli artisti e delle realtà selezionate è variegato e si occupa di mostrare una panoramica di diversi modi di fare immagine-video.
Lo spostamento crea spaesamento ma anche riposizionamento, cultura che si arricchisce, visione che indaga, sovrapposizione di culture visive.
Si tratta di distanza intesa anche come oggettivazione, sguardo dell'anima, (come ogni anima è lontana, un soffio intangibile). Qualcosa che si sente, che giunge dalla terra, dalle origini e si mescola alle conoscenze. Qualcosa che lascia una traccia, che talvolta si tende inconsapevolmente a rifiutare. Uno stato d’animo che non si può evitare, che segna irrimediabilmente chi siamo. Un richiamo-visione che si muta in percezione. Un'appartenenza.
Tradizione e individualità
a cura di Francesca Breschi e Antonio Caggiano
27 GENNAIO - 27 APRILE 2013
Questo progetto vuole essere la prosecuzione di un cammino intrapreso qualche anno fa quando si è costruito un percorso basato sul concetto di "origine" inteso in senso ancestrale e/o come memoria storica, e sull'importanza della sua ricerca da parte dell'uomo moderno come processo imprescindibile per una completa conoscenza di se stesso e di ciò che lo circonda.
In questa occasione i due artisti Francesca Breschi e Antonio Caggiano, ognuno con le proprie peculiarità e competenze, intraprendono un viaggio in cui esplorano solo alcune delle possibili ipotesi su un mondo, quello della nostra tradizione orale italiana o di altri Paesi, che si apre inaspettatamente a diverse considerazioni ed interpretazioni.
Francesca Breschi propone un percorso, uno fra i tanti possibili, all'interno della più pura tradizione orale, andando a ricercare le radici originali dalla viva voce e i suoni dei suoi veri interpreti, per poi spostarsi verso possibili riletture o nuove scritture che vadano a utilizzare le "matrici modali" del materiale della tradizione senza snaturarne l'essenza ma cambiandone la funzione e marcandone i propri segni distintivi. Così antichi "modi" di tradizione si confrontano e intersecano con nuove scritture affidate a giovani musicisti senza dimenticare figure come Rosa Balistreri o Giovanna Marini, compositrice e grande ricercatrice che, insieme a Diego Carpitella, Gianni Bosio, Roberto Leydi, Alan Lomax e Bernard Lortat-Jacob, fu tra i primi che aprirono la strada alle nuove generazioni di giovani e validissimi etnomusicologi del calibro di Pietro Sassu, Francesco Giannattasio, Tullia Magrini, Maurizio Agamennone e Ignazio Macchiarella. Proprio a quest'ultimo, in occasione della giornata dedicata alla Sardegna, è affidato il compito di illuminarci su quanto questi repertori di tradizione orale che ancora oggi ad un orecchio profano possono apparire semplici, banali e quasi ingenui, siano in realtà una stratificazione di sapere pluricentenario che ha cercato in modo continuo di coniugare il concetto di estetica con quello di etica e siano in realtà portatori di una grande e potente complessità senza la quale siamo destinati a diventate esseri "sradicati" e senza "storia".
La ricerca di Antonio Caggiano, interprete del repertorio contemporaneo, va nella direzione di un superamento delle categorie di "alto" e "basso" applicate alla musica e all'arte in genere, dove per alto si intende appunto la musica "colta" come la classica e la contemporanea e per "basso" la musica popolare. Questa classificazione forse utile a chi ha l'esigenza di schematizzare per poter meglio comunicare è assolutamente dannosa per i musicisti che distinguono solo fra la musica buona e quella cattiva. Come appunto si potrà ascoltare nel concerto di musica italo-brasiliana brasiliana MIRAMARI - Sincretismo di suoni e culture dove le categorie di "alto" e "basso" convivono meravigliosamente fondendosi e arricchendosi vicendevolmente, annullando così qualsiasi tipo di classificazione. L'Omaggio a Luciano Berio"l'alto" si nutre del "basso" e il repertorio popolare diventa fonte preziosa di informazioni e di suoni che determinano la forma dell'opera. I suoni ancestrali mescolati ai suoni elettronici danno vita, nel "Progetto Lomax", ad una musica che non vuole essere una riproposizione colta delle modalità espressive documentate dal grande etnomusicolo americano ma cerca di risalire ad un concetto di espressività "necessaria".
Trilogia dell'Assenza
di Cecilia Bertoni
2013
La Trilogia dell'Assenza comprende tre performance che affrontano e si impigliano nel tema del vincere e del perdere, dell’assenza e dell’attesa, ci parla di come l’individuo vive il quotidiano sommerso di ricordi reali o immaginari, di esperienze vissute o fantasticate e di incontri concreti o ideati. Indaga su un’intimità che non è in grado di discernere se il passato è una concatenazione di eventi oppure se viene trasformato, alterato o manipolato per definire una propria identità presente.
In linea con questa logica, la mostra di Pablo Rubio Estados indefinidos para una existencia costruisce un’ambientazione in cui le pagine, che trattengono i ricordi e conformano la memoria collettiva, si svincolano dal corpo della storia e precipitano irrimediabilmente verso il pavimento. Brandelli di un passato incontenibile, frammenti di memorie ormai scomparse, oggetti anonimi dimenticati; stati indefiniti che compongono una stratigrafia di segni che si sviluppano nello spazio come isole sospese in una completa solitudine.
Entrambi si interrogano sul tempo passato e presente, indagano sulle finzioni dei ricordi e sulla solitudine dell’individuo, accennano a perdite e assenze che non possiamo intuire, alla impossibilità di trattenere gli attimi o alla sfuggevolezza delle esperienze e ci spingono a rimanere in attesa davanti a un silenzio che nessuno potrà mai infrangere.
Libri, sedie, percorsi, luci e ritratti ci conducono, in modalità diverse, verso un itinerario tortuoso, fisico e mentale, che da una prospettiva stabile e frontale ci porta a una consapevolezza scandita da soste, per poi ricondurci all’interno e chiuderci definitivamente in noi stessi.
Dentro/Fuori
performance di teatro fisico
14 GIUGNO - 27 SETTEMBRE 2013
La Trilogia dell'Assenza di Cecilia Bertoni ha inaugurato a maggio un ciclo di programmazione che si sviluppa fino a settembre 2013, durante il quale artisti che hanno già realizzato e mostrato il loro lavoro negli spazi esterni della Tenuta potranno completare il loro intervento elaborandone una fase all'interno, o viceversa, contribuendo così a una visione totalmente soggettiva Dello Scompiglio.
Fra loro Pablo Rubio, Piero Leccese, Yael Karavan e Tanya Kabharova (The Karavan Ensemble), Mauro Carulli (CaRma), Perrine Mornay (Collectif Impatience).
Bluwoods
DANZA, LABORATORI, PERFORMANCE E SPETTACOLI
Progetto in collaborazione con Company Blu
direzione artistica di Charlotte Zerbey e Alessandro Certini
21 febbraio - 30 marzo 2013
Il contatto con la natura radica l'artista ai fondamentali della vita. L'arte e la natura sono legati da sempre, complici e semplici...amanti.
Anche per questo gli spazi della Tenuta Dello Scompiglio sono il luogo ideale per animare e accogliere attività artistiche e di ricerca, di laboratorio e di performance che partono dalla materia umana, i corpi, e arrivano alle ultime forme espressive della contemporaneità.
Il percorso, come un tracciato di impronte su un sentiero, include tre momenti diversi di studio con importanti artisti della scena internazionale e altrettanti interventi di spettacolo per condividere insieme tra artisti, studenti e pubblico le esperienze e la ricchezza culturale che fluisce tra l'arte e la natura. Bluwoods è un percorso con sorprendenti momenti d'incontro, per amare e ascoltare l'ambiente che ci avvolge con pienezza.
Premio "Portali Dello Scompiglio" #1
installazioni di Arti Visive
John Cage: 4’33’’ Lezione sui funghi
“...non un compositore ma un inventore di genio”.
Questa affermazione di Arnold Schönberg, uno dei suoi maestri, serve a chiarire la complessa personalità di John Cage, artista americano di cui nel 2012 si è celebrato il centenario della nascita e il ventennale della morte. Non solo compositore e non compositore in senso tradizionale, Cage sperimenta il suo rapporto con la musica travalicandone i confini e sfociando in settori dell’arte più diversi come le arti visive, la filosofia, la danza e i new media.
È lui che inventa l’happening all’inizio degli anni Cinquanta; ancora lui che si appropria del rumore come espressione musicale. Ed è sempre lui che approda al silenzio come parte fondamentale del suono e scrive il suo pezzo più famoso, 4’33’’, in cui è richiesto all’esecutore di rimanere immobile davanti allo strumento senza produrre nessun suono. Grande conoscitore di funghi, viene per questo invitato a partecipare nel 1958 alla trasmissione “Lascia o raddoppia” condotta da Mike Bongiorno dove, oltre a diventare campione, si esibisce nella sua performance Water Walk suscitando l’ilarità del presentatore e del pubblico, a dimostrazione della grande ironia che ha contraddistinto la sua esistenza.
John Cage: 4’33’’ Lezione sui funghi è una rassegna di concerti, performance, teatro musicale, danza, arti visive, letture che si è svolta da giugno a dicembre nei vari spazi della Tenuta Dello Scompiglio, a Barga e in luoghi diversi della città di Lucca. È un viaggio nel mondo di Cage che tocca alcuni degli innumerevoli interessi del grande artista: partendo dalle opere per strumenti a percussione si incontrano il pianoforte preparato, la voce, la performance, l’indeterminazione, la danza e i new media fino a giungere al suo rapporto con la natura e alla filosofia sociale. (Antonio Caggiano)
Il progetto è stato realizzato in collaborazione con:
Associazione Ars Ludi, Associazione San Cristoforo Art-Philosophy-Science-Spirituality, Corsi estivi di perfezionamento musicale di Pitigliano-Sorano, Festival Opera Barga, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Galleria Tiziana di Caro di Salerno, Lucca Film Festival, Lu.C.C.A.- Lucca Center of Contemporary Art, PMCE - Parco della Musica Contemporanea Ensemble di Roma, rivista [Dia•foria
Incontri d'Armonia
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