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Camera #4 - Il Naufragio

INSTALLAZIONE AMBIENTALE

CECILIA BERTONI E CLAIRE GUERRIER
CON CARL G. BEUKMAN

2017

tecnica e allestimento  Paolo Morelli e Cipriano Menchini
con  Alice Mollica, Daniele Ghilardi e Alfredo Dell’Immagine


Camera #4 - Il Naufragio

Camera #4 - Il Naufragio 03-Camera4233.jpgCamera #4 - Il Naufragio 12-Camera4312.jpgCamera #4 - Il Naufragio 01-Camera4001.jpgCamera #4 - Il Naufragio 11-_Camera4067.jpgCamera #4 - Il Naufragio 05-_Camera4034.jpgCamera #4 - Il Naufragio 10-Camera4262.jpgCamera #4 - Il Naufragio 08-Camera4119.jpgCamera #4 - Il Naufragio 09-Camera4278.jpgCamera #4 - Il Naufragio 02-Camera4003.jpgCamera #4 - Il Naufragio 07-Camera4198.jpgCamera #4 - Il Naufragio 13-Camera4302.jpgCamera #4 - Il Naufragio 04-Camera4222.jpgCamera #4 - Il Naufragio 06-Camera4041.jpg

L’installazione Camera #4 – Il Naufragio indaga sull’imposizione, attraverso l’educazione, della dicotomia tradizionale tra maschile e femminile, sulle ferite che essa crea e che restano aperte e sulla manipolazione alla quale ognuno di noi è sottoposto, provando a sovvertire l’esperienza dell’impossibilità dell’uomo di superare ogni situazione-limite. Situazioni intese come dei muri, nel pensiero di Karl Jaspers, contro cui l’uomo urta, sbatte e naufraga inevitabilmente senza possibilità di attuare un superamento, situazioni che non può modificare, ma solo portare a chiarezza.

Una grande installazione ambientale, in cui uno strato spesso di sabbia ricopre tutto il pavimento della stanza, si infiltra nelle stratigrafie e nelle fessure che si celano nel limite che divide le due categorie di maschile e femminile. I passi sono inevitabilmente rallentati e al visitatore si svelano alcuni elementi che mettono in discussione le certezze a cui la tradizione lo ha abituato. Strumenti chirurgici e oggetti di misurazione dilapidati e in disuso. Alcuni quaderni disposti su dei vetusti carrelli medici. Un grande lenzuolo ricamato e bruciato in cui i colori rosa e azzurro si dispongono come schiere ordinate, per poi dissolversi gradualmente in un paesaggio sconfinato. Una serie di video in cui una mano divarica e sutura, in modo reiterativo e alternato, le ferite di una tela. Tutti questi elementi vengono contenuti fra le pareti carbonizzate della sala, in netto contrasto con il soffitto azzurro che li sovrasta, creando un’atmosfera estraniante e sospesa in un tempo che non è quello che ci appartiene.
Un naufragio in cui le prospettive si modificano attraverso oggetti sonori diramati sullo spazio.
Un naufragio delle contrapposizioni radicate in cui le gradazioni si moltiplicano, si espandono e si diluiscono rovesciando ogni paradigma consolidato.
(Angel Moya Garcia)


Cecilia Bertoni (1961) è nata e cresciuta in Italia. Vissuta altrove. La poesia, la musicalità, l’architettura del corpo e dello spazio in movimento – e non, e le loro dinamiche – sono i soggetti della sua ricerca. Gli spazi sospesi fra la vita e la morte, fra il sogno e la veglia sono gli scenari nei quali questi soggetti raccontano e si raccontano, come fossero frammenti della memoria e degli aneliti: l’assenza di ciò che non c’è più e di ciò che ancora non c’è. Gli strumenti del racconto variano fra danza, recitazione, fotografia, ricamo, disegno, installazione e video. Si sviluppano in spazi neutri, oppure danno vita a un dialogo con gli spazi esterni nella natura e/o site specific. Ideatrice del Progetto Dello Scompiglio nella sua globalità, che espande il concetto di cultura all'ambiente, al paesaggio, all'agricoltura e alla Cucina, è co-fondatrice e direttrice artistica dell'Associazione Culturale Dello Scompiglio che ha sede a Vorno (Lucca). In seguito a una formazione eclettica, alla quale hanno contribuito Philippe Gaulier, Monica Pagneaux e diversi collaboratori di Theatre de Complicite (Londra), ha lavorato all'estero come regista, performer, coreografa, scenografa e drammaturga in numerosi progetti con l'obiettivo principale di armonizzare, miscelare e mettere in contrasto differenti forme d'arte nelle sue composizioni. Prima di rientrare in Italia, è stata co-fondatrice e direttrice artistica della Compagnia Circle-X Arts, Londra, per la quale ha curato le coreografie e la regia di alcuni spettacoli di cui è stata anche interprete. Fra i suoi lavori, come coreografa, regista e scenografa, Vanishing Act, che ha partecipato al Festival Resolution al Teatro The Place di Londra. È insegnante Feldenkrais®.

Claire Guerrier è nata nel 1969 a Strasburgo, in Francia. L’artista vive e lavora a Basilea, in Svizzera. Pur partendo da una formazione teatrale, il suo lavoro da attrice e regista se ne distacca progressivamente, passando dalla composizione del personaggio alla definizione dell'identità di performer/artista. Nel suo lavoro, che utilizza particolarmente il video, unisce il reale e la finzione intorno ad interrogativi essenziali: il corpo, il dolore, la forza, la conoscenza, il vuoto e il pieno o, come in Camera #1, #2 e #3, l'assenza e la presenza…. Le sue opere navigano fra realtà e immaginario, fra narrazione e immagini poetiche in cerca d'identità e di risposte sul senso dell'esistenza.

Carl G. Beukman (1960) è nato a Sintmaartensdijk, in Olanda. Attualmente vive a L’Aia. Dopo molti anni come contrabbassista, il suo interesse si sposta verso la composizione e il disegno del suono, principalmente per il teatro. È sempre alla ricerca della perfetta combinazione fra suono, immagine e testo nell’ambito teatrale, performatico e nel video. Le influenze musicali provengono dalla musica classica contemporanea e dal rock. I punti di partenza sono spesso suoni organici, per esempio quelli registrati dalla natura (gli animali, il vento, lo spezzarsi di un ortaggio, eccetera). Questi suoni vengono poi manipolati dall’artista e combinati con strumenti acustici e sintetici. Cerca così di creare un mondo non esistente. In questa maniera, e in combinazione con altre forme d’arte, trova la sua fuga dalla realtà.

 

 

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