SPE - Spazio Performatico ed Espositivo
9-10 novembre 2012
Company Blu
Rituals at the Ryoanji’s Garden
coreografia e danza Alessandro Certini
composizione musicale originale ed esecuzione al pianoforte di Giancarlo Cardini
una commissione Associazione Culturale Dello Scompiglio
Rituals at the Ryoanji’s Garden
Nel ’92, John Cage compone l’ultimo di una serie di 6 brani ispirati al giardino di rocce giapponese del Tempio Buddista Zen di Ryoanji, a Kyoto. Cage, nella partitura della sua composizione, usa i disegni da lui stesso eseguiti, raffiguranti le 15 rocce del giardino. Le rocce sono organizzate sul piano striato della sabbia del giardino, in modo da formare cinque gruppi distinti secondo la semplice relazione numerica di 5 3 2 3 2 pietre, e questa relazione, oltre a guidare i suoi disegni, accompagna il percorso prospettico/visivo dell’osservatore. La performance parte da questi elementi, prende spunto dalle linee e dalle curve dei disegni usati da Cage per la sua musica e si ispira, liberamente, all’ordine, alle distanze e ai vuoti di quello spazio meditativo. La struttura della danza, pur seguendo un percorso rigoroso, non è rigida. Alterna momenti coreografici indipendenti rispetto alle indicazioni suggerite dalla musica, ad altri più aperti, legati al momento, alle ripetizioni e alle variazioni ritmiche o semplicemente abbandonati alle suggestioni delle melodie. Il gesto tende comunque ad esporre il proprio pensiero senza imporsi, rimane nell’ascolto, nel continuo respiro degli umori dell’ambiente in sintonia con la fragilità del cambiamento.
Il disegno coreografico tende a dar valore al vuoto, valorizza le pause, l’intervallo, ciò che non si vede, piuttosto che la forma evidente. La danza si misura quindi con lo spazio fuori dal corpo, dove il danzatore non è, ed è necessario riconoscerlo, questo spazio, per potervi entrare.
Alessandro Certini
Questo brano, scritto su proposta di Alessandro Certini in vista di una sua realizzazione coreografica, si ispira liberamente ad alcuni elementi della cultura artistica giapponese, a me carissima. Penso in particolare al Teatro Nô, alla danza Bugaku, all’altra danza, femminile, per festeggiare la fioritura dell’albero di ciliegio: Miyako-Odori, ai templi buddisti, con annessi giardini, alla musica Gagaku, alla cerimonia del tè. Il titolo di questa composizione evoca il famoso giardino del tempio Zen Ryoanji di Kyoto (già celebrato da Cage), eleggendolo come luogo immaginario di misteriosi rituali e azioni performative, musicali e coreografiche allo stesso tempo.
Per quanto riguarda i criteri costruttivi, il pezzo si articola in una serie di episodi svolti in un flusso pressoché unico, e con caratteri espressivi che, nell’ambito di una generale tendenza alla stasi e alla astratta contemplazione, prevedono anche, alternativamente, momenti di dolce, lirica distensione (con riferimento alla danza femminile dei fiori di ciliegio), e di accese impulsività.
Da un punto di vista lessicale l’ordito sonoro poggia su una compresenza di elementi pancromatici e diatonici, con qualche eco, piuttosto mascherata peraltro, di una particolare gamma giapponese, mentre lo svolgimento sintattico, attraverso l’uso insistito, peraltro sempre variato, di cellule figurali dotate di forte fisionomia, al contempo melodica, ritmica e armonica, dovrebbe assicurare la percepibilità e il riconoscimento delle strutture impiegate. Verso la fine, inoltre, appare la citazione,in una veste personalizzata soprattutto per quanto riguarda la veste armonica, di una canzone popolare infantile giapponese dedicata ai fiori di ciliegio.
Giancarlo Cardini