SPE - SPAZIO PERFORMATICO ED ESPOSITIVO ORE 17.00
11-12 FEBBRAIO 2017
Laura Landi e Giovanna Selis
Le lesbiche non esistono
vincitore del Bando Assemblaggi Provvisori
SABATO 11 FEBBRAIO
PROIEZIONE DEL DOCUMENTARIO ALLA PRESENZA DELLE AUTRICI
regia Laura Landi, Giovanna Selis
direzione fotografia Laura Landi, Giovanna Selis
montaggio Laura Landi, Giovanna Selis
post-produzione Sara Bargiacchi
illustrazioni Francesca Bolis
voce narrante animazione Sirya Frizza
cast Francesca Francioni, Cristina Tudos, Agnese Roversi, Francesca Longhini, Clea Yoshimi Bellanti, Marina Bellanti, Clea Giannechini, Carolina Canalle, Elena Mercalli, Maria Lo Re, Eleonora Luciotto, Flaminia P. Mancinelli, Marinella Zetti, Chiara Mazzetti, Giulia Naitza, Laura Micieli, Antonella Ninni, Serena C. Perfumi, Le Brugole: Annagaia Marchioro e Roberta De Stefano
“Luca è un nostro caro amico. Ed è gay. Come succede tra amici a volte litighiamo e il più delle volte terminiamo queste liti ridendo. Tra l’inizio delle nostre discussioni e la risata finale riusciamo a rintracciare mediamente 6 o 7 modi diversi - e non sempre gentili - di appellare Luca specificatamente per il suo orientamento sessuale. Ma se al posto di Luca ci fosse Marta, anche lei nostra amica ed omosessuale, quanti modi riuscireste a trovare per insultarla? È ovvio che questa è una provocazione: Marta e Luca sono personaggi immaginari e non è nostra abitudine denigrare nessuno. Quello che invece è vero e lampante è che per insultare Marta siamo a corto di offese. Pensate che questo sia un bene? Noi ci abbiamo riflettuto a lungo. E abbiamo capito di no. Perché se Luca sarà spesso alle prese con l’aggressività verbale e la violenza fisica, Marta addirittura non esiste." (Laura Landi e Giovanna Selis)
Il documentario, che nasce da una produzione dal basso, costruita grazie al contributo della rete e curata dalle due giovani film-maker toscane, s’interroga sulla visibilità delle lesbiche in Italia. Prendendo avvio da un titolo provocatorio, le registe analizzano un genere di omofobia che comincia con la negazione. Convinte che l’invisibilità sia una forma di discriminazione più subdola e potente di molti falsi stereotipi, le registe hanno deciso di intervistare quel mondo oscuro, per poterlo raccontare con un linguaggio comprensibile a un pubblico omosessuale e non.