TENUTA DELLO SCOMPIGLIO ORE 17.00
15 SETTEMBRE 2018
Il Bosco delle Passioni
UN PROGETTO DI GUIDO BARBIERI E PAMELA LUCCIARINI
CAPIENZA LIMITATA A 30 PERSONE - SI CONSIGLIA LA PRENOTAZIONE
I STAZIONE TRISTEZZA
A DUE SOPRANI
Giovanni Legrenzi (1626-1690) Dialogo delle due Marie
II STAZIONE GIOIA
PAMELA LUCCIARINI
Sigismondo D’India (1582 circa-1629) Vorrei baciarti, o Filli
Marcantonio Cesti (1623-1669) Languia già l'alba
III STAZIONE ODIO
SILVIA VAJENTE
Giacomo Carissimi (1605 -1674) Lamento della Regina di Scozia
IV STAZIONE DESIDERIO
PAMELA LUCCIARINI
Claudio Monteverdi (1567-1643) Voglio di vita uscir
V STAZIONE MERAVIGLIA
SILVIA VAJENTE
Marcantonio Cesti Amanti io vi disfido
VI STAZIONE AMORE
IN DUETTO
Barolomeo Barbarino (1568 circa -1617 circa) Son morto, ahi lasso
Barbara Strozzi (1619-1677) L’Eraclito amoroso
Barbara Strozzi Begl'occhi
DURANTE IL CAMMINO
Claude Debussy (1862-1918) Syrinx (1913) per flauto solo
Toshio Hosokawa (1955-) Vertical Song (1995) per flauto solo
Giacinto Scelsi (1905-1988) Mantram-canto anonimo (1987) per strumento basso; versione per flauto basso di Gianni Trovalusci autorizzata dalla Fondazione Isabella Scelsi
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Recitarcantando Ensemble
Pamela Lucciarini soprano e spinetta
Silvia Vajente soprano
Cristiano Contadin viola da gamba
Ugo Nastrucci tiorba e liuto
Gianni Trovalusci flauto
Guido Barbieri voce narrante
Nella poesia per musica del Seicento italiano l’immagine della morte è pervasiva e ricorrente. Quasi un’ossessione. Insieme a Eros, il suo inseparabile doppio, Thanatos attraversa infatti indossando ogni volta una maschera diversa, tutte le cosiddette “passioni primarie” descritte e catalogate dalla teoria degli affetti. L’epifania della morte si presenta ad esempio come allegoria del congedo, della separazione e della lontananza nei testi che muovono gli affetti della Malinconia e della Nostalgia, figli della passione primaria che Cartesio chiama Tristezza. Oppure assume le sembianze di Eros quando il “morire” rappresenta, nel linguaggio riservato della poesia di corte, il godimento sessuale. E viene dunque attratta nella sfera di altre due delle passioni fondamentali individuate da Cartesio: il Desiderio e l’Amore. Ma la Morte è capace – nell’hortus conclusus della musica seicentesca – di altri innumerevoli mascheramenti. È figlia della Meraviglia quando – declinando al presente il celebre “Mors stupebit” del Dies Irae – si associa al sentimento dello stupore, dell’incredulità, dell’incantamento di fronte al miracolo della “rinascita”. Oppure intrattiene oscuri rapporti con le arti alchemiche quando si presenta come allegoria della metamorfosi e della trasformazione: ad esempio della Gioia in Odio oppure dell’Odio in Gioia.
Thanatos appare e scompare quindi, indossando abiti sempre mutevoli, in tutte e sei le stazioni del Bosco delle Passioni: è di volta in volta compagna della Gioia e della Tristezza, dell’Odio e dell’Amore, del Desiderio e della Meraviglia. La incontreremo ad ogni passo dunque, ma non la vedremo in faccia: nella musica vocale del Seicento, l’apparizione della morte non coincide mai infatti con la rappresentazione fisica del trapasso: che del resto – grazie ad una precisa regola etica ed estetica – era bandita sia dalle tavole dei palcoscenici che dalle “selve” della poesia. L’icona del “sonno eterno” possiede quasi sempre, al contrario, una dimensione allusiva, simbolica: la morte è sempre e comunque un travestimento. Ognuno di noi, però, attraversando il Bosco delle Passioni, non potrà far altro che portarla, inevitabilmente, sulla propria spalla: “come i signori dei secoli passati – diceva Montaigne - tenevano un falcone sul braccio durante le battute di caccia”.
Guido Barbieri
Il Bosco delle Passioni