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SPE - ORE 19.30

23 NOVEMBRE 2019

Auser Musici/Petra Magoni
Morire d'amore

LA MORTE COME CATARSI
NELLA DRAMMATURGIA FEMMINILE

progetto vincitore del bando della morte e del morire

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un progetto inedito di Carlo Ipata con Petra Magoni e Auser Musici

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programma

Henry Purcell (1659-1695)  Lamento di Didone

Claudio Monteverdi (1567-1643)  Lamento d'Arianna

Leonardo Vinci (1690-1730)  da Didone abbandonata:
aria - Son regina Sono amante
aria - Se vuoi ch'io mora
recitativo ed aria - Dunque morir dovrò

Louis-Nicolas Clérambault (1676- 1749), cantata teatrale Medea
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voce Petra Magoni

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Auser Musici
flauto e direzione  Carlo Ipata
violini  Mauro Lopes Ferreira, Enrico Bernini
viola  Daniele Del Lungo
violoncello  Valeria Brunelli
contrabbasso  Pietro Horvath
tiorba  Francesco Romano
clavicembalo  Alessandra Artifoni

Auser Musici è in residenza presso il Teatro di Pisa e beneficia del sostegno della Regione Toscana

testi completi dei brani in programma


2019 DMDM 30


Due realtà apparentemente lontane si incontrano in questo progetto: l'incommensurabile versatilità vocale di Petra Magoni e la passione per l'estetica e la drammaturgia barocca di Carlo Ipata e dei suoi Auser Musici. Filo conduttore è il ruolo della morte con cui si confrontano le grandi figure femminili del teatro classico quali Arianna, Didone e Medea.

Da Monteverdi a Purcell, passando per Vinci e Clérambault, i grandi compositori del passato hanno messo in musica i tormenti e le passioni di eroine che affrontano con estremo coraggio le figure maschili di Teseo, Enea, e Giasone, trovando nella morte e nel suicidio l'unica modalità per sfuggire alla loro solo apparente condizione di debolezza.

Per queste eroine la morte costituisce sempre un destino ineluttabile, sia essa accolta con gioia o con dolore ed è sempre collegata all'amore, anche se ogni volta in modo diverso: per Didone il suicidio è l'unico modo per mettere fine la dicotomia tra l'essere regina e il dover/poter amare qualcuno (amore impossibile); per Arianna la morte costituisce la sola via d'uscita per far fronte all'amore perduto; per Medea, nella cantata di Clérambault, l'omicidio è il modo per affrontare l'amore tradito.


Didone, l'amore impossibile

Nel Lamento di Didone di Henry Purcell, gli Dei hanno imposto a Enea di abbandonare Didone e così lui egli la informa della partenza. Poi, di fronte al risentimento della regina, Enea si dichiara disposto a rimanere a Cartagine. Ma è troppo tardi. Il solo aver pensato di abbandonarla lo rende indegno agli occhi di lei. E quando Enea parte, l'amore di Didone trova conforto solo nel suicidio.

   

Thy hand, Belinda... darkness shades me;

on thy bosom let me rest;

more I would, but Death invades me:

death is now a welcome guest!

 

When I am laid, am laid in earth, May my wrongs [create

No trouble, no trouble in thy breast;

Remember me, remember me, but ah! forget my [fate.

Remember me, but ah! forget my fate

La tua mano, Belinda... le tenebre mi spengono;

lasciami riposare sul tuo petto;

vi resterei più a lungo, ma la morte mi invade:

la morte ora è per me un'ospite gradita!

 

Quando giacerò nella terra, possano i miei errori

non turbare il tuo animo.

Ricordami, ricordami, ma dimentica il mio [destino!

Ricordami, ma dimentica il mio destino!


Negli estratti dalla Didone abbandonata di Leonardo Vinci si aggiunge poi l'inconciliabile condizione di Amante e Regina, che si risolve nella drammatica scena finale del suicidio della protagonista.

Son regina e sono amante

e l'impero io sola voglio

del mio soglio e del mio cor.

Darmi legge in van pretende

chi l'arbitrio a me contende

della gloria e dell'amor.


Arianna, l'amore perduto

Il Lamento d’Arianna di Claudio Monteverdi è l'unica aria sopravvissuta dell'opera Arianna, ma è indubbiamente il momento centrale dell'atto unico di cui si componeva l'opera. È il momento in cui Arianna è stata appena abbandonata da Teseo e vede la morte come unica salvezza.

Lasciatemi morire!
E chi volete voi che mi conforte
In così dura sorte,
In così gran martire?
Lasciatemi morire.
O Teseo, O Teseo mio,
Si, che mio ti vo' dir, che mio pur sei,
Benchè t'involi, ahi crudo, a gli occhi miei
Volgiti, Teseo mio,
Volgiti, Teseo, O Dio!
Volgiti indietro a rimirar colei
Che lasciato ha per te la Patria e il Regno,
E in queste arene ancora,
Cibo di fere dispietate e crude,
Lascierà l'ossa ignude!
O Teseo, O Teseo mio,
Se tu sapessi, O Dio!
Se tu sapessi, ohimè, come s'affanna
La povera Arianna,
Forse pentito
Rivolgeresti ancor la prora aIlito!
Ma con l'aure serene
Tu te ne vai felice et io qui piango.
A te prepara Atene
Liete pompe superbe, ed io rimango
Cibo di fere in solitarie arene.
Te l'uno e l'altro tuo vecchio parente
Stringeran lieti, et io
Più non vedrovvi, O Madre, O Padre mio!
Dove, dov'è la fede
Che tanto mi giuravi?
Così ne l'alta fede
Tu mi ripon degl'Avi?
Son queste le corone
Onde m'adorni il crine?
Questi gli scettri sono,
Queste le gemme e gl'ori?
Lasciarmi in abbandono
A fera che mi strazi e mi divori?
Ah Teseo, ah Teseo mio,
Lascierai tu morire
Invan piangendo, invan gridando 'aita,
La misera Arianna
Ch'a te fidossi e ti diè gloria e vita?
Ahi, che non pur rispondi!
Ahi, che più d'aspe è sordo a' miei lamenti!
O nembri, O turbi, O venti,
Sommergetelo voi dentr'a quell'onde!
Correte, orche e balene,
E delle membra immonde
Empiete le voragini profonde!
Che parlo, ahi, che vaneggio?
Misera, ohimè, che chieggio?
O Teseo, O Teseo mio,
Non son, non son quell'io,
Non son quell'io che i feri detti sciolse;
Parlò l'affanno mio, parlò il dolore,
Parlò la lingua, sì, ma non già il cuore.
Misera! Ancor dò loco
A la tradita speme?
E non si spegne,
Fra tanto scherno ancor, d'amor il foco?
Spegni tu morte, ornai, le fiamme insegne!
O Madre, O Padre, O dell'antico Regno
Superbi alberghi, ov'ebbi d'or la cuna,
O servi, O fidi amici (ahi fato indegno!)
Mirate ove m'ha scort'empia fortuna,
Mirate di che duol m'ha fatto erede
L'amor mio,
La mia fede,
E l'altrui inganno,
Così va chi tropp'ama e troppo crede.

 


Medea, l'amore tradito

Nella cantata “teatrale” di Louis-Nicolas Clérambault, Medea affronta invece la tragedia non con il suicidio, ma con l'omicidio, dispiegando tutta la sua vendetta verso Giasone nel trucidare la rivale.

L’amante di Giasone, sulle rive di Colchico

Aveva obbligato l’Inferno a prendere le sue difese.

L’Amore e la riconoscenza

Dovevano trattenere questo eroe nei loro lacci

Ma presto lei viene a sapere che un nuovo matrimonio

Del suo volubile sposo presagisce i più dolci auguri.

“Dei! – disse – a quali mali mi avete condannata,

se io perdo Giasone per sempre!

Sedotta dalle attenzioni della sua falsa tenerezza

Io osai tradire sia mio padre sia gli Dei.

É grazie a me che, vincitore dei furiosi tori

Tornò trionfante in grembo alla Grecia

E il perfido immola in questo funesto giorno

Il dovere, la gloria e l’amore.

No, No non ascoltiamo che un legittimo furore;

l’amore disperato richiede una vittima!

Io amo, io sono tradita, e il mio cuore è geloso!

Venite, odio, furore! L’Amore mi consegna a voi

Corriamo a vendicarci!

Dispetto mortale, accendete la mia rabbia.

Che l’ingrato che mi offese,

perisca sotto i vostri colpi.

Facciamo cadere sulla sua testa colpevole

Le saette minacciose del mio giusto furore.

L’odio diviene implacabile

Quando l’amore l’accende in un cuore.

Recitativo

Che dico? Ahimè!

Il mio cuore a me stessa si ribella

Del suo pericolo fatale inizia ad allarmarsi.

Pronta a punire Giasone, il suo rude tradimento

Contro di lui non può animarmi.

Io non vedo più nell’infedele

Ciò che me lo fece amare.

L’amore nei suoi ferri mi riporta,

Malgrado tutto il mio smacco, trionfa a sua volta.

Invano un tenero cuore si abbandona all’odio,

esso ritorna sempre all’amore.

Ma quale è il mio estremo errore ?

Per salvare un ingrato, io tradisco me stessa

Mentre il perfido ai piedi degli immortali

Forse in questo momento si unisce a ciò ch’egli ama.

É davvero troppo soffrire di affronti così crudeli!

Vendichiamo la mia passione sfortunata!

Releghiamo l’ingrato Giasone a dei mali eterni

Mentre perde la mia rivale felice.

Crudele figlia degli inferi,

demone fatale, tremenda gelosia

per vendicare la mia passione tradita.

Venite, uscite! i vostri abissi sono aperti.

Venite, Venite, punite la mia rivale

Per le sofferenze tremende che ho patito.

Rendete la sua pena uguale al mio furore,

che il suo supplizio sgomenti l’universo.

L’incantesimo è fatto, le Furie crudeli

Escono dal tenebroso giaciglio

Il Dio brillante da cui io ho ricevuto la luce

Si oscuri per le loro barbarie.

Volate, Demoni, volate! Servite la mia collera fatale

Bruciate, distruggete questo palazzo,

che la fiamma infernale

distrugga questi luoghi per sempre.

Portate in tutti i cuori lo spavento e il turbamento.

Raddoppiate l’orrore dei vostri fuochi.

Offrite in questo disordine devastante

Agli occhi di Giasone la mia rivale morente!”


AUSER MUSICI - L’Antico fiume pisano Auser, e dunque la Toscana, sono idealmente il punto di partenza del percorso di Auser Musici che dal 1997 esplora con entusiasmo il mosaico musicale che fu l’Europa del sedicesimo e diciassettesimo secolo. Sotto la direzione di Carlo Ipata, Auser Musici realizza una lunga serie di preziosi inediti in campo operistico fra i quali Le Disgrazie d’Amore di Antonio Cesti, Il Bajazet di Francesco Gasparini. (…) Nel 2017 Auser Musici ha festeggiato i 20 anni di attività con la produzione del Catone di Haendel, e due grandi produzioni: Didone Abbandonata di Leonardo Vinci in collaborazione con l’Opera di Firenze – Maggio Musicale, e Il Girello di Jacopo Melani, in occasione di Pistoia Capitale della Cultura e con la straordinaria messa in scena delle marionette dei Fratelli Colla. Distinguendosi per l’originale impaginazione dei programmi eseguiti con rigore interpretativo, Auser Musici si è ripetutamente esibito nei maggiori festival internazionali (…). In Italia è regolarmente invitato in importanti stagioni e festival: Ass. Scarlatti e Cappella della Pietà dei Turchini di Napoli, Amici della Musica di Firenze, Sagra Musicale Umbra, Fondazione Palazzetto Bru-Zane di Venezia, Associazione Antonio il Verso di Palermo, Opera Barga, Festival Grandezze e Meraviglie di Modena, per citarne solo alcuni. Produzioni discografiche e concertistiche di Auser Musici sono diffuse dalle maggiori emittenti radiofoniche europee quali Radio France, BBC e Radio Classica, WDR Radio e italiane, come Radio 3, Radio Vaticana, Radio Classica. (…).

PETRA MAGONI - Negli anni studia canto, musica antica, canto gregoriano, jazz improvvisazione. Prende parte due volte al festival di Sanremo.  Ha inciso due dischi a proprio nome (“Petra Magoni”, 1996 e “Mulini a vento”, 1997), uno sotto lo pseudonimo Sweet Anima (2000), e, come Aromatic insieme a Giampaolo Antoni, l’album elettro-pop “Still Alive”  (2004).  Nel 2003 incontra Ferruccio Spinetti (all’epoca da 15 anni contrabbassista della Piccola Orchestra Avion Travel) e nasce così il progetto MUSICA NUDA: 11 dischi, 1 dvd e migliaia di concerti in tutto il mondo. Dal 2009 al 2011 interpreta il ruolo della Regina della Notte nel “Flauto Magico secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio”, una produzione RomaEuropa e Festival di Lyon, spettacolo rappresentato nei maggiori teatri italiani ed esteri. Nel corso degli anni ha collaborato (sia dal vivo che su disco) con molti musicisti italiani e non: Stefano Bollani, Ares Tavolazzi, Al Jarreau, Bojan Z, Erik Truffaz, Paolo Benvegnu’, Antonello Salis, Nicola Stilo, i Tetes de Bois, Morgan, Jaques Higelin, Ginevra di Marco, Avion Travel, Les Anarchistes, Massimo Ranieri, Sanseverino, Fausto Mesolella, Monica Demuru, Andy, Massimo Nunzi, Gianluca Petrella, Dj Gruff, Francesco Bearzatti, Luca Aquino, InventaRio, Ivan Lins, Fabrizio Bosso, Marco Moreggia, Paolo Fresu, Paola Turci. Interpreta il Don Giovanni nell’opera omonima secondo l’Orchestra di Piazza Vittorio, Tour ancora in corso. Nel 2019 prosegue il tour con MUSICA NUDA e nuove collaborazioni la vedono protagonista di diversi progetti: è la voce in un progetto dedicato a David Bowie con Paolo Fresu e Gianluca Petrella; canta in duo con Finaz nel loro spettacolo “Equilibrismi”; si esibisce in una serie di concerti in memoria di Frank Zappa, in uno spettacolo dal nome “Frank & Ruth” dal disco del vibrafonista e compositore Marco Pacassoni.

 

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