Poche idee, ma confuse
La Tenuta Dello Scompiglio, il luogo in cui da più di un decennio svolgiamo le nostre attività, influisce profondamente sulla natura del nostro lavoro. Nella Tenuta convivono e si alimentano a vicenda le attività artistiche, il lavoro agricolo, la cura del paesaggio e la ristorazione nel rispetto e nello sviluppo dell’ambiente che ci è dato. L’intento è creare un cammino verso una partecipazione sempre più attiva e intraprendente dei singoli individui e della comunità che questi formano.
L’Associazione Culturale Dello Scompiglio, già prima della quarantena legata all’emergenza sanitaria che stiamo vivendo, aveva avviato un periodo di pausa delle attività culturali aperte al pubblico, ad eccezione della rassegna di teatro per bambini e di alcune attività rimaste in sospeso e legate al bando Della Morte e del Morire. Ci interessava fermarci per tutto il 2020, concederci del tempo per riflettere su quello che abbiamo fatto fino ad ora, ma, soprattutto, per pensare e creare un’idea di futuro. E’ sempre pericoloso essere travolti dal dover andare avanti a tutti i costi e quindi inserire il pilota automatico, senza più chiedersi il perché del proprio agire. Un’epoca di riflessione con l’idea di rilanciare il progetto generale Dello Scompiglio con maggiore incisività, incrementando la trasversalità tra le diverse aree che lo compongono e l’interazione tra queste con la natura.
In questi ultimi mesi, abbiamo assistito e continuiamo ad assistere a una bulimia di attività culturali in streaming e davanti al rischio che queste possano essere utilizzate soltanto in modo “consolatorio” e come forma di palliativo, abbiamo optato per continuare con quello che già ci eravamo proposti: una pausa di riflessione, che questa quarantena non ha fatto che evidenziare ulteriormente. Nel nostro caso, le relazioni con la natura e con gli altri esseri umani nell’imponderabilità del presente, l’interazione con gli spazi e, infine, gli aspetti esperienziali di ogni singolo individuo potrebbero diventare un surrogato di se stessi se proiettati in un universo immateriale come il web.
Per questo motivo, l’opzione che stiamo valutando in base a quelle che saranno le possibili limitazioni nel futuro immediato è quella di sviluppare ancora di più le attività negli spazi esterni che nel nostro progetto sono fondamentali in dialogo e in contrasto con quelli interni. Le dinamiche del tempo e dello spazio insieme alla loro percezione saranno al centro di tutto quello che ci riguarderà nel momento di tornare al lavoro con gli artisti. Un tempo dilatato dalla quarantena e ancora lento in una ripartenza graduale. Un tempo per evidenziare, per comprendere e per riattivare le interazioni tra gli artisti, la natura e le intenzioni Dello Scompiglio, valorizzando ulteriormente coloro che ci lavorano e, infine, indugiando sulla fase processuale, con un maggiore coinvolgimento del pubblico, in un ambito più personale.
Come possiamo immaginarci un futuro? Riusciremo a immaginare ancora le utopie? Riusciremo ad arrivare a un sistema culturale che trovi l’equilibrio tra il sostegno statale e quello privato? Un sistema che riesca a trovare forme alternative a un capitalismo sfrenato, ma che non decada in un’omologazione delle persone? Un sistema in cui i conflitti di interessi e le speculazioni personali diventino fantasmi del passato? Un sistema in cui le persone e le istituzioni culturali si sentano motivate a contribuire al benessere sociale della collettività?
Dove si vuole arrivare e, soprattutto, dove “io” voglio andare insieme agli altri?
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