3 MAGGIO 2025
ORE 19.30
Onirica
regia Giulia Odetto
testi Giulia Odetto e Antonio Careddu
con Daniele Giacometti, Camille Guichard, Andrea Triaca, Catherine Bertoni De Laet
dramaturgia Antonio Careddu
ambientazione sonora Lorenzo Abattoir
scene Gregorio Zurla
assistente alla creazione Valentina Spaletta Tavella
con il contributo artistico di Camilla Soave e Beatrice Vecchione
sostenuto in residenza da Tangram Teatro Torino e Sardegna Teatro
progetto finalista alla Biennale College Teatro di Venezia 2020 – Registi under 30
Se in un sogno
Ci fosse spazio per un altro sogno
Che fosse diverso, ma simile
Che fosse reale, ma migliore
Allora la realtà sarebbe due volte più superficiale
Di questo sogno così bello e reale
Se svegliandomi non riuscissi più a tornare indietro
Avendo troppe domande
Rifiutando una distinzione
Come potrebbe tornare a scorrere il tempo?
E in quale direzione?
Onirica è un percorso frammentato di ricordi provenienti da un mondo altro, quello dei sogni. Sfruttando la componente ipnotica della performance e dell’installazione visiva e sonora, avvicina lo spettatore ad uno stato percettivo non affidato alla comprensione logica di quanto accade in scena, ma al riconoscimento - più o meno consapevole - dell’esperienza che ogni essere umano ha del mondo dei sogni.
In scena, Maya è tormentata dai suoi sogni, a tal punto da avere difficoltà a riconoscere gli stati di veglia da quelli di sonno, a causa di continue incursioni tra i due mondi. Nei sogni di Maya ci sono due figure maschili ricorrenti, una estremamente sensuale e oggetto di un grande desiderio che si trasforma in ossessione. La seconda amichevole, una sorta di alleato sempre presente, quasi data per scontata.
In scena si susseguono immagini oniriche. La drammaturgia segue la logica dei sogni e porta il pubblico in una dimensione altra, composta dalla rappresentazione dei sogni di Maya, dalla loro rievocazione, dai tentativi di ricostruirli. Riattraversando sogni ricorrenti e riuscendo a mantenersi lucida durante essi, Maya riuscirà ad aumentare il suo livello di consapevolezza e ad avere potere conscio sul suo mondo onirico, arrivando a modificarlo.
Dalle note di regia: "Lavorare sul sogno come stato alternativo di percezione è allargare il concetto di realtà. Cosa è reale? Ciò che conta per ogni individuo, ciò che plasma quella che chiamiamo realtà è solamente la percezione del soggetto. Ognuno è architetto, più o meno consapevole, della propria realtà. Questo concetto è particolarmente evidente nel sogno e diventa chiaro quando in esso viene raggiunta la lucidità ove il sognatore immedesimato in un avatar, il corpo di sonno, crea le ambientazioni oniriche e decide il corso degli eventi.
Una volta interiorizzata questa condizione della natura umana, ossessioni, paure e desideri non sono più elementi che ostacolano la vera natura dell’individuo che, cosciente, può finalmente dormire e abbandonarsi ad un sonno profondo e senza sogni."