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SPE - SPAZIO PERFORMATICO ED ESPOSITIVO   

PROROGATA FINO AL 16 DICEMBRE 2017
Camera #4 - Il Naufragio

Cecilia Bertoni e Claire Guerrier con Carl G. Beukman

L’INSTALLAZIONE È ACCESSIBILE A UN VISITATORE ALLA VOLTA.
SI CONSIGLIA VIVAMENTE LA PRENOTAZIONE.

L’installazione è visitabile -con prenotazione consigliata- nell’orario di apertura dello SPE (giovedì-domenica, ore 14.00-18.00), oppure -con prenotazione necessaria- negli orari di apertura dell’ufficio (lunedì-venerdì, ore 9.00-18.00)

tecnica e allestimento  Paolo Morelli e Cipriano Menchini
con Alice Mollica, Daniele Ghilardi e Alfredo Dell’Immagine


Camera #4 - Il Naufragio

Camera #4 - Il Naufragio 07-Camera4198.jpgCamera #4 - Il Naufragio 12-Camera4312.jpgCamera #4 - Il Naufragio 09-Camera4278.jpgCamera #4 - Il Naufragio 10-Camera4262.jpgCamera #4 - Il Naufragio 08-Camera4119.jpgCamera #4 - Il Naufragio 01-Camera4001.jpgCamera #4 - Il Naufragio 04-Camera4222.jpgCamera #4 - Il Naufragio 05-_Camera4034.jpgCamera #4 - Il Naufragio 06-Camera4041.jpgCamera #4 - Il Naufragio 02-Camera4003.jpgCamera #4 - Il Naufragio 13-Camera4302.jpgCamera #4 - Il Naufragio 03-Camera4233.jpgCamera #4 - Il Naufragio 11-_Camera4067.jpg

L’installazione Camera #4 – Il Naufragio indaga sull’imposizione, attraverso l’educazione, della dicotomia tradizionale tra maschile e femminile, sulle ferite che essa crea e che restano aperte e sulla manipolazione alla quale ognuno di noi è sottoposto, provando a sovvertire l’esperienza dell’impossibilità dell’uomo di superare ogni situazione-limite. Situazioni intese come dei muri, nel pensiero di Karl Jaspers, contro cui l’uomo urta, sbatte e naufraga inevitabilmente senza possibilità di attuare un superamento, situazioni che non può modificare, ma solo portare a chiarezza.

Una grande installazione ambientale, in cui uno strato spesso di sabbia ricopre tutto il pavimento della stanza, si infiltra nelle stratigrafie e nelle fessure che si celano nel limite che divide le due categorie di maschile e femminile. I passi sono inevitabilmente rallentati e al visitatore si svelano alcuni elementi che mettono in discussione le certezze a cui la tradizione lo ha abituato. Strumenti chirurgici e oggetti di misurazione dilapidati e in disuso. Alcuni quaderni disposti su dei vetusti carrelli medici. Un grande lenzuolo ricamato e bruciato in cui i colori rosa e azzurro si dispongono come schiere ordinate, per poi dissolversi gradualmente in un paesaggio sconfinato. Una serie di video in cui una mano divarica e sutura, in modo reiterativo e alternato, le ferite di una tela. Tutti questi elementi vengono contenuti fra le pareti carbonizzate della sala, in netto contrasto con il soffitto azzurro che li sovrasta, creando un’atmosfera estraniante e sospesa in un tempo che non è quello che ci appartiene.
Un naufragio in cui le prospettive si modificano attraverso oggetti sonori diramati sullo spazio.
Un naufragio delle contrapposizioni radicate in cui le gradazioni si moltiplicano, si espandono e si diluiscono rovesciando ogni paradigma consolidato.

“Il genere deve essere costantemente riaffermato e pubblicamente esposto, attraverso l’interpretazione ripetuta di determinati atti in conformità con le norme culturali (essendo esse stesse costruzioni storiche e sociali e quindi variabili) che definiscono ’mascolinità’ e ’femminilità’”. (Deborah Cameron)

L’installazione Camera #4 – Il Naufragio continua un percorso, iniziato nel 2011, con una seconda tappa realizzata nel 2012 e una terza nel 2014, in cui due donne si sono interrogate sulle loro identità, sulle loro paure e sulla loro solitudine.

 

 

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