Voce, vocalità e canto
rassegna di concerti
Proseguono gli appuntamenti di Voce, vocalità e canto, rassegna musicale curata da Antonio Caggiano, che nel corso del 2024 presenta un itinerario artistico di otto concerti incentrati sulla voce e il canto, negli spazi della Tenuta Dello Scompiglio.
“Il percorso scelto – specifica Caggiano - non pretende di esaurire un tema così vasto e variegato, ma si propone di esplorarlo attraverso molteplici sfaccettature: la voce, il suono-verso fino alla parola, monodia e polifonia, il canto della natura, le voci nella cultura popolare, il canto strumentale”.
Dopo una prima parte di appuntamenti musicali proposti da marzo a giugno 2024, la rassegna prosegue con quattro concerti, in programma da settembre a dicembre.
Si comincia il 28 settembre con il concerto di UT Insieme Vocale-Consonante che ha raggiunto una popolarità internazionale dopo aver vinto l’European Grand Prix for Choral Music nel 2016 a Varna, in Bulgaria. L’ensemble presenta un concerto itinerante in luoghi diversi Dello Scompiglio, dal titolo Senso, non senso, doppio senso: un programma che, attraverso l'interpretazione della parola, porta il pubblico ad assaporare la relazione tra voce e testo, tra pensiero e illusione, tra illusione e verità.
Il secondo appuntamento vede impegnati il duo Caggiano-Sorrentino e il giovane quartetto d’archi Sincronie, con il concerto Many have no speech (titolo preso in prestito da un bellissimo album di Michael Mantler), che si concentra sulla voce degli emarginati e degli inadatti, di coloro che non hanno la capacità di ritagliarsi un proprio spazio all’interno della società. Come nel caso del brano di Gavin Bryars, in cui troviamo il canto straziante di un homeless che si ascolta per l’intera composizione, o del brano di Nicola Sani, liberamente ispirato a una tela di Mark Rothko, pittore statunitense che si è tolto la vita per via della sua depressione, ma anche e soprattutto per “togliere il disturbo”.
La rassegna prosegue con Recital for Cathy, omaggio da parte di Alda Caiello a Cathy Berberian, che riprende il titolo del brano dedicato da Luciano Berio alla grande vocalist. Ispirata dalla sua illustre collega, Caiello crea un luogo dove le due grandi artiste si incontrano e si raccontano.
La stagione si conclude con lo spettacolo Voci svelate, un dialogo affascinante tra la voce di Ljuba Bergamelli e le percussioni di Ars Ludi, che insieme creano un percorso che parte dai Canti del Capricorno di Scelsi, passa per il mito dello Psychopompos di Battistelli e arriva all’esaltazione della natura con Rain tree di Toru Takemitsu e Elegy di Wenjing.
Antonio Caggiano
direttore artistico per l'attività musicale Dello Scompiglio
19 ottobre 2024
orE 19.30
concerto
Duo Caggiano/Sorrentino - Quartetto Sincronie
Many have no speech
programma
Gian Francesco Malipiero, Quartetto per archi n. 4
Gavin Bryars, Jesus’ Blood Never Failed Me Yet per chitarra elettrica, vibrafono e quartetto d'archi
Nicola Sani, Four Darks in Red per quartetto d’archi ed elettronica
Lukas Foss, Paradigm per percussioni, chitarra elettrica e quartetto d'archi
-
Quartetto Sincronie
Houman Vaziri, Agnese Maria Balestracci violini
Arianna Bloise viola
Alessandro Mazzacane violoncello
Sergio Sorrentino chitarra elettrica
Antonio Caggiano vibrafono e percussioni
Many have no speech, titolo preso in prestito da un notevole album di Michael Mantler, è il concerto che dà voce agli emarginati. Il sipario si apre con il Quartetto n.4 di Gian Francesco Malipiero (1882-1973), composto dal Maestro veneto nel 1934. Il mondo sonoro fantastico di Malipiero, fatto di echi di danze antiche, fantasmi di polifonie dolcissime provenienti dal passato, viene oscurato da una sensazione sottostante di inquietudine, figlia dei tempi bui in cui la composizione vede la luce. Proprio nel 1934, infatti, l’opera di Malipiero (su testo di Luigi Pirandello) La favola del figlio cambiato, viene censurata e bandita da Mussolini, che non sopporta una scena che si svolge in una casa di tolleranza e ne vieta qualsiasi ripresa nei teatri italiani. Malipiero, negli anni successivi, sarà in prima linea per la difesa dei deboli. Dal 1943 al 1945, durante l’occupazione nazista, riuscirà a trarre in salvo dalla deportazione nei campi di concentramento e dal reclutamento sia allievi sia docenti del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, di cui era Direttore.
Dopo l’orrore della Seconda Guerra Mondiale, l’emarginazione e l’esclusione sociale non cessano di esistere ma prendono forme diverse. La voce di un clochard londinese sembra racchiudere in sé l’essenza della sofferenza, del dolore universale, della solitudine senza consolazione. E il dolore può essere alleviato solo da una preghiera e da una dolce carezza. Carezza sonora che Gavin Bryars (1943), geniale compositore inglese, riesce a trasformare in realtà grazie alla delicatissima scrittura strumentale di Jesus’ Blood Never Failed Me Yet (1971). Il canto sconnesso e struggente dell’anonimo senza tetto viene diffuso in loop e, secondo per secondo, minuto per minuto, viene avvolto da una meravigliosa e delicata armonizzazione, man mano affidata ad un gruppo di strumenti (in questa esecuzione agli archi, al vibrafono, alla chitarra ed ai suoni pre-registrati), in un crescendo emozionante e profondamente commovente. Assistere alla performance di Jesus’ Blood Never Failed Me Yet è una vera e propria esperienza, un happening di coscienza collettiva, più che un semplice ascolto di un brano musicale.
La sofferente preghiera di Jesus’ Blood prelude ad un brano dedicato alla figura dolorosa dell’artista visivo statunitense Mark Rothko (1903-1970). Genio assoluto del Novecento, Rothko ha regalato all’umanità delle opere dalla bellezza senza tempo, dall’impatto visivo totalizzante. Le opere, spesso caratterizzate da poche e grandi fasce di colore, ci conducono ad osservare l’infinito. Rothko ha vissuto nel dolore profondo della sua depressione, non riuscendo mai a trovare uno spazio confortevole in questo mondo. Dopo l’arte, l’artista ha trovato nel suicidio l’unica via d’uscita dalla sofferenza. Ed è a Rothko che Nicola Sani (1961), importante compositore italiano, dedica Four Darks in Red (2009). Composta per quartetto d’archi e soundtrack l’opera sviluppa in maniera affascinante il rapporto tra il suono acustico del quartetto live e lo spazio elettronico della traccia pre-registrata (incisa dal Quartetto d’Archi di Torino). Nel quadro di Rothko, dal quale deriva il titolo della composizione, quattro rettangoli di diversa misura e tonalità, sono distribuiti verticalmente su uno sfondo rosso scuro. La disposizione spaziale del quartetto, sia graficamente nella partitura, sia nella performance live, segue l’organizzazione delle forme nella tela di Rothko, con i due violini alle estremità, violoncello e viola al centro. L’ascoltatore potrà assistere all’affascinante gioco percettivo dato dall’incontro tra la ruvidità delle masse timbriche dello spazio elettronico e il rilievo delle forme che emergono, come oggetti oscuri e indistinti, dallo sfondo.
Chiude il concerto una composizione affascinante e potente, poco eseguita in Italia. La voce, intesa come atto di liberazione e di protesta sessantottina contro l’emarginazione, è alla base della performance collettiva di Paradigm (1968) dove chitarra elettrica, percussioni e tre strumenti sostengono il suono del compositore americano Lukas Foss (1922-2009). Si tratta di una composizione scritta e di improvvisazione guidata, dal fascino tribale, dove il percussionista dirige, spesso aiutandosi con frasi e urla, gli altri strumentisti in un delirio ritmico senza soluzione di continuità. I musicisti sono chiamati a dar fondo a tutta la loro espressività ed estroversione, dovendo eseguire con forza le indicazioni di Foss. Gli episodi ritmici e forti si alternano a delle sezioni puntilistiche (alcune con suoni corti, altre con suoni sostenuti) di puri timbri strumentali, più calme e in piano. Paradigm, chiude così, con un atto di pura ribellione formale e sonora, Many have no speech, concerto che vuole dare voce a chi voce non riesce ad avere all’interno del coro, spesso purtroppo cacofonico, della nostra società.
Sergio Sorrentino
La Tenuta Dello Scompiglio è uno dei pochi luoghi rimasti dove è possibile assistere a concerti di altissima qualità, in uno spazio a misura d’uomo che ne permette una fruizione adeguata senza dover ricorrere a schermi e mega schermi (e, soprattutto, a prezzi talmente irrisori che sembra di tornare a un’epoca in cui la musica era pensata come un diritto per tutti). Il concerto Many Have No Speech, tenuto il 19 ottobre, ha visto impegnati il duo Caggiano/Sorrentino e il Quartetto Sincronie per l’esecuzione di un programma che comprendeva un quartetto d’archi di Gianfrancesco Malipiero, e composizioni di Gavin Bryars, di Nicola Sani e di Lukas Foss.
Si comincia con il Quartetto d’archi n. 4, di Gianfrancesco Malipiero, forse il più originale esponente della cosiddetta “generazione dell’Ottanta”: composta nel 1934, nell’impeccabile esecuzione del Quartetto Sincronie, l’opera sembra rispecchiare, inquieta e tormentata, i contraddittori rapporti che l’artista ebbe con il fascismo.
Jesus’ Blood Never Failed Me Yet (1971), è invece un’invenzione di Gavin Bryars, armonicamente semplice e volutamente orecchiabile, che parte dalla registrazione del canto di un clochard e ne fa l’emblema universale della voce dei poveri, dei derelitti, dei dimenticati: un canto che si ripete per tutto il brano, facendosi guida e stimolo per il mondo sonoro che attorno ad esso viene elaborato.
Si prosegue con Four Darks in Red (2009), che Nicola Sani, presente in sala, ha composto ispirandosi all’omonimo quadro dipinto da Mark Rothko nel 1958: l’esecuzione del quartetto si sovrappone ad un tessuto strumentale elettronico preregistrato generando un insieme di sonorità compatte e tese che sembrano davvero evocare le campiture del grande pittore americano.
Si chiude con Paradigm, di Lukas Foss, composto nel 1968 sull’onda delle proteste giovanili di quell’anno, dove il grande protagonista è uno scatenato Antonio Caggiano che guida, con il suo funambolico uso delle percussioni, la babele sonora fatta anche delle urla dei musicisti e del suono filtrato e manipolato della chitarra elettrica di Sergio Sorrentino (con citazione finale di Foxy Lady di Jimi Hendrix): un momento musicale volutamente esasperato, quasi indignato, ad evocare la natura aggressiva, inevitabilmente, di ogni autentica protesta politica e di ogni vera rivolta sociale.
A fianco al concerto, come sempre, opere permanenti e mostre temporanee: questa volta, Le maniglie dell’amore, di Chiara Ventura, rappresenta una sorta di cimitero con 110 maniglie che rappresentano i 110 femminicidi avvenuti in Italia nell’ultimo anno e in cui loculi sono costituiti dalle scritte che raccontano le vicende in questione: un’opera spettrale e inquietante ma necessaria.
Giovanni Vacca
(Università Roma Tre)
Biglietti
intero: euro 15,00
ridotto: euro 10,00
Contatti e prenotazioni
Biglietteria SPE - Spazio Performatico ed Espositivo
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Via di Vorno, 67 – Vorno, Capannori (LU)
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